in MATERIALE METAFORICO,sintomatologie sul work in regress, di CLAUDIO COSTA, Unimedia, Genova 1979.
Milano, 1 gennaio i979
Caro Claudio,
un poeta persiano ha paragonato l'universo ad un antico
manoscritto, del quale la prima e l'ultirna pagina siano an-
date perdute; due problemi gli si presentano, e cioè quale
sia il significato della sua vita e quale la natura dell'uni-
verso che egli vede intorno a sè.
Riantropomortizzare la voce-reperto del Cro-Magnon è
materializzazione di un godimento impossibile.
La voce nelle civiltà etniche è veicolo di orientamento
spaziale, guida, grido ed appello per costruire uno spazio
teleologico; non è lo scarto del linguaggio come pensa la
sordità del balbettìo dei musicisti oggi, custodi dello stru-
mento originale dimenticato ed atrofizzato nei proprio so-
ma, ma forse momento deli'impossibile che conduce l'uo-
mo ad esplorare le sconnessioni che costituiscono la sua
sessualità.
«Se, come affermano gli antropologi, è l'atto di lasciare e
non quello di afferrare che ci distingue dai nostri amici
animali, questo lasciare il sentiero della parola, per torna-
re indietro là dove la sua mancanza continua nonostante
tutto a testimoniare l'amore per Eutèrpe, segna un punto
a favore dell'intelligenza della voce dell*uomo nei recla-
mare un mondo a sua immagine (G.E. Sirnonetti)››.
Sono d'accordo, «in ogni caso, amorevolmente progredi-
re, amorevolmente regredendo. . .››
Con amicizia
Demetrio Stratos